L’antica Castelluccia è un suggestivo borgo medievale appollaiato quasi a picco, sulle pendici degli Alburni, a circa 600 mt sul livello del mare. Presenta un centro abitato posto su uno sperone di roccia, con suggestive strade fiancheggiate da pittoresche case che s'inseguono tra rampe di scale e viuzze parallele. Cittadella piuttosto agguerrita considerato che diede filo da torcere perfino ai Francesi durante la guerra dei Vespri Siciliani.
L’attrazione certamente più nota del paese è rappresentata dalle Grotte. Situate ai piedi degli Alburni, lungo la riva destra del fiume Calore, che ne attraversa sovrano il territorio,esse si snodano nelle viscere della terra per oltre 5 km. Abitate sin dal Paleolitico, le grotte di Castelcivita si presentano al visitatore come un intricato susseguirsi di gallerie e sale, conformazioni geologiche dalle forme più imprevedibili: la sala del castello, del coccodrillo, del deserto, della pagoda ecc.

Immancabile una visita alla Torre Angioina del XIII sec., oggi sede del Museo della civiltà contadina. Al primo piano sono esposti reperti preistorici del Paleolitico (punte, selci,etc.), provenienti dalle famose grotte di Castelcivita. Al secondo piano è allestita la tipica cucina contadina del ‘700-‘800, con caminetto, sgabelli, suppellettili, stoviglie in terracotta, telai. Al terzo piano è ospitata una ricchissima rassegna di aratri e di attrezzi per la semina, la raccolta, il trasporto e la trasformazione dei prodotti agricoli. Al quarto piano, infine è ricostruita la tipica camera da letto contadina, con letto in ferro battuto, comodino, tinozza in legno, il tutto arricchito da costumi e calzature (zampitti) dell’epoca. L’attenzione del visitatore è richiamata anche da una pregevole raccolta di circa 1500 libri.
Da non perdere la Sagra del fungo porcino a settembre e la Santa Messa pastorale alla cilentana cantata la notte della Vigilia di Natale, ed ancora il giorno dell’Epifania, di Sant’Antonio Abate e di San Francesco.

 


Costituiscono, con i loro 1700 mt di percorso turistico, su un totale di 5000, uno dei complessi speleologici più estesi d’Italia.
Noto anche come “Grotte del Diavolo” o di “Spartaco” o “principe di Piemonte”, il sistema di cavità sotterranee, che si sviluppa lungo un unico ramo principale da cui, in più punti, si dissertano brevi diramazioni secondarie, mostra un suggestivo scenario di gallerie, ampi spazi e strettoie, scavate dall’azione millenaria dell’erosione carsica.
Il sistema ipogeo è diviso in due settori, separati da un dislivello denominato “Salto”. La risalita dei gradoni del “Salto” permette di passare attraverso spettacolari ambienti, adorni di imponenti ed eccentriche formazioni calcaree fino a giungere ad un ampio bacino idrico definito “Lago terminale”.
All’ingresso della cavità vi sono localizzati interessanti depositi archeologici, come strumenti in pietra e resti fossili, a testimonianza della frequentazione umana del sito risalente a circa 40.000 anni or sono.
Nel surreale paesaggio sotterraneo ancora attivo, l’incessante stillare delle volte continua a formare stalattiti e stalagmiti, che accompagnano il cammino dei numerosi visitatori durante tutto l’anno.

 

Castelcivita è un nome recente; in realtà ha cambiato varie denominazioni. Le sue origini risalgono alla preistoria e visse il suo momento migliore intorno all’anno 1000; a questa epoca risale il centro storico che conserva ancora oggi la tipica urbanistica. Il paese è indicato nei documenti angioini col nome di Civita Pantuliano, mentre in età aragonese col nome di Castelluccio, probabilmente per indicare già dal XIII sec. una piccola città castellata. Sorta in epoca medievale (XII sec.) come borgo fortificato, Castelcivita fu feudo dei Fasanella, dei Sanseverino, dei Capaccio, dei Pignatelli e degli Spinelli, venendo coinvolta nelle congiure e nelle guerre tra le famiglie dei potentati fino all’eversione del feudalesimo nel 1806. Assunse un ruolo importantissimo nella sanguinosa vicenda dei Vespri siciliani.
Nel marzo 1799 venne assalita da una divisione repubblicana francese. La difesa contro le preponderanti forze comandate da Giuseppe Schipani, ex ufficiale borbonico, fu condotta da Sciarpa (Gerardo Curcio di Polla) e rappresentò uno dei più clamorosi eventi della Repubblica Partenopea: nonostante l’inferiorità, la colonna fu respinta con gravi perdite a colpi di pietra scagliati dall’alto.
Solo dal 1863 prende il nome di Castelcivita dal monte Civita su cui sorgeva il villaggio.

 

• Santa Messa pastorale alla cilentana cantata la notte della Vigilia di Natale, ed ancora il giorno dell’Epifania, di Sant’Antonio Abate e di San Francesco
• Sagra del fungo porcino (settembre)
• Festività del Santo Patrono Cono (3 giugno)
• Festività di Sant’Antonio (13 giugno)
• Festività di San Nicola (6 dicembre)
• Festività della Madonna delle Grazie (2 luglio)
• Festività della Madonna di Costantinopoli (26 agosto)
• Festività della Madonna di Pompei (maggio)

• Grotte. Situate ai piedi degli Alburni, lungo la riva destra del fiume Calore, che ne attraversa sovrano il territorio,esse si snodano nelle viscere della terra per oltre 5 km. Abitate sin dal Paleolitico, le grotte di Castelcivita si presentano al visitatore come un intricato susseguirsi di gallerie e sale, conformazioni geologiche dalle forme più imprevedibili: la sala del castello, del coccodrillo, del deserto, della pagoda ecc.
• Torre Angioina del XIII sec., oggi sede del Museo della civiltà contadina. Al primo piano sono esposti reperti preistorici del Paleolitico (punte, selci,etc.), provenienti dalle famose grotte di Castelcivita. Al secondo piano è allestita la tipica cucina contadina del ‘700-‘800, con caminetto, sgabelli, suppellettili, stoviglie in terracotta, telai. Al terzo piano è ospitata una ricchissima rassegna di aratri e di attrezzi per la semina, la raccolta, il trasporto e la trasformazione dei prodotti agricoli. Al quarto piano, infine è ricostruita la tipica camera da letto contadina, con letto in ferro battuto, comodino, tinozza in legno, il tutto arricchito da costumi e calzature (zampitti) dell’epoca. L’attenzione del visitatore è richiamata anche da una pregevole raccolta di circa 1500 libri
• Chiesa del Santo Patrono Cono, risalente al XIV sec. La sua cripta conserva tele e affreschi di pregevole fattura da ricondurre, in parte, alla mano del solimenesco Paolo de Majo. Sulla cantoria fa bella mostra di sé un organo a canne settecentesco con mantici manuali, perfettamente conservato e, funzionante
• Chiesa di San Nicola, di origine seicentesca, che ospita le splendide tele raffiguranti l’ Annunciazione e la Nascita del Battista, attribuite a Giuseppe Tomaioli, che Luigi Vanvitelli definì, nel 1700 uno dei “migliori pittori del Regno”
• Chiesa di Sant’Antonio, costruita nel ‘500, dove si può ammirare la splendida tela dell’artista lucano Giovanni de Gregorio detto il Pietrafesa. Il perfetto stato di conservazione, unito al cromatismo brillante e nitido, fanno di quest'opera, della quale esiste una versione gemella a Piaggine, nella chiesa del Convento dei Cappuccini, un passaggio obbligato per apprezzare lo stile di un grande talento del Seicento
• Cappella della Madonna delle Grazie, costruita intorno al 1500
• Ex Convento di San Gertrude, costruito nel ‘600
• Ponte Pestano, più noto come Ponte di Spartaco, ricostruito nel dopoguerra, ma risalente ad epoca romana. La leggenda vuole che fosse attraversato dal ribelle Spartaco e dai suoi seguaci che si ritiravano verso gli Alburni, dopo aver sconfitto l’esercito romano in località Portella di Roccadaspide

Il piatto forte: i funghi porcini, naturalmente e mille altre squisitezze gastronomiche che fanno di questa caratteristica terra una vera perla per buongustai. Nella zona di Castelcivita si producono deliziosi ceci, che si prestano ad un’ampia gamma di preparazioni, principalmente con le lagane, tipo particolare di pasta fatta in casa.
L’attrazione certamente più nota del paese è rappresentata dalle Grotte. Situate ai piedi degli Alburni, lungo la riva destra del fiume Calore, che ne attraversa sovrano il territorio,esse si snodano nelle viscere della terra per oltre 5 km. Abitate sin dal Paleolitico, le grotte di Castelcivita si presentano al visitatore come un intricato susseguirsi di gallerie e sale, conformazioni geologiche dalle forme più imprevedibili: la sala del castello, del coccodrillo, del deserto, della pagoda ecc.

Testi:  Stefania Maffeo

 

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